Mariano Dell'Omo

Dell'Omo
Mariano Dell’Omo (1956), è monaco benedettino dell’abbazia di Montecassino. Laureato in Giurisprudenza all’Università di Napoli, allievo della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, e dottore in Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, insegna Storia del monachesimo benedettino nel Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma.
Impegnato come ricercatore nell’Archivio di Montecassino, ha pubblicato tra l’altro: Montecassino. Un’abbazia nella storia, 1999; Il Registrum di Pietro Diacono (Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Reg. 3). Commentario codicologico, paleografico, diplomatico, 2000; Le carte di S. Liberatore alla Maiella conservate nell’Archivio di Montecassino, 2 voll., 2003-2006; Montecassino medievale. Genesi di un simbolo, storia di una realtà, 2008. Ha inoltre curato i cataloghi delle mostre cassinesi dedicate, in occasione del Bimillenario di Cristo, ai manoscritti classici (Virgilio e il Chiostro, 1996) e monastici (I Fiori e’ Frutti santi, 1998).

Titre et résumé de la conférence :

Il codice Casinense 515, una Bibbia “gigante” in un secolo aureo L’orizzonte culturale e ideologico di Montecassino negli anni dell’abate Desiderio (1058-1087)

Il contributo di M.D. al Colloque international organizzato dall’Università di Ginevra intende soprattutto sottolineare come la presenza a Montecassino di un esemplare di Bibbia atlantica (Archivio dell'Abbazia, Casin. 515) appartenente al gruppo “di seconda generazione” (ca. 1075), si iscriva in un orizzonte che corrisponde in pieno al titolo stesso del Colloque ginevrino: quella riforma della Chiesa significata dal nome di Gregorio VII, il papa che non a caso appena eletto indirizzò la sua prima lettera all’abate Desiderio di Montecassino (1058-1087), l’archangelus monachorum - come lo chiamava Pier Damiani -, nel quale Gregorio ebbe sempre, sino alla fine, uno dei più validi sostenitori ed amici. Una Bibbia “gregoriana” a Montecassino in piena età desideriana non è che un sigillo in più alla solidità ideologica e culturale della linea cassinese di piena sintonia con gli intendimenti riformatori della Chiesa romana. L’ipotesi (Larry Ayres) di un legame tra l’abate Desiderio e la Bibbia di S. Cecilia (Vat. Barb. lat. 587), la chiesa della quale Desiderio fu cardinale presbitero dal 1059, autorizza ancor più a congetturare che sia stato lo stesso abate Desiderio a commissionare per la sua abbazia un esemplare di Bibbia “gigante”, promuovendo così il progetto romano e riformatore di un’edizione aggiornata della Bibbia, il cui testo offrisse piena sicurezza. Un tale obiettivo non era nuovo nella politica libraria dell’abate cassinese, se si pensi che durante il suo governo almeno una simile operazione di portata universale trovò pieno compimento: il passaggio dal vecchio Pontificale romano-germanico a quello “romano del sec. XII”, che nel Pontificale Vat. Barb. lat. 631, trascritto a Montecassino nell’ultimo quarto del secolo XI, ha un suo, se non il più autorevole testimone. Altri due progetti maturarono in età desideriana pur essendo eseguiti nell’età successiva dell’abate Oderisio (1087-1105): il primo riguarda l’Ordo officiorum, il convergere in un unico libro di più testi per l’ufficio divino (Vat. Urb. lat. 585 e Paris, Bibl. Mazarine 364, entrambi prodotti nello scriptorium cassinese tra il 1099 e il 1105); il secondo è relativo al Messale: manca un tale libro nella sua forma “plenaria” risalente agli anni di Desiderio, mentre è databile a quelli di Oderisio il Messale plenario Casin. 127, probabilmente per il fatto che lo stesso Desiderio preferì sempre usare per la celebrazione eucaristica più libri separati: epistolari, evangeliari, sacramentari, proprio perché, al momento, sembravano offrirgli maggiore garanzia di sicurezza e ortodossia testuale, e quindi di piena comunione con la Chiesa romana. Per quest’ultima il Montecassino degli anni di Desiderio non mancò di fornire ulteriori e cruciali appoggi: i tanti vescovi riformatori delle Chiese meridionali che uscirono dalle sue file; i testi liturgici e letterari in onore di Roma e san Pietro (specialmente il poema di Amato dedicato a Gregorio VII); e ancora gli intellettuali “forti” come Alberico che, in obbedienza a Desiderio, seppe difendere al sinodo romano del 1079 il dogma eucaristico nei confronti di Berengario di Tours, come testimonia il suo perduto e ora ritrovato De corpore Domini.

top