Marilena Maniaci

Nata a Roma nel 1965, dal 2008 è professore ordinario presso l’Università degli studi di Cassino. Il suo settore primario di interesse è la storia dei materiali e delle tecniche di confezione del libro manoscritto greco e latino e la riflessione sulle sue modalità di analisi e di descrizione. Ha pubblicato un repertorio di terminologia libraria, una monografia sulle caratteristiche dimensionali dei manoscritti bizantini, un manuale di archeologia del manoscritto e diversi contributi apparsi in riviste scientifiche e volumi di Atti.

Ha presentato relazioni in numerosi convegni internazionali, in Italia e all’estero e tenuto corsi e seminari presso varie istituzioni universitarie italiane e straniere.

Fa parte del comitato di redazione delle riviste Gazette du livre médiéval, Segno e testo, Memorie domenicane, Scripta Medievalia; è componente del collegio dei docenti del dottorato di ricerca «Scienze del testo e del libro manoscritto», con sede presso l’Università degli studi di Cassino; ha coordinato i Master universitari «Conservazione e gestione dei beni culturali. Master europeo» e «Sistema cultura. Metodologie, strumenti, tecniche di valorizzazione e gestione dei beni culturali», entrambi con sede presso l’Università degli studi di Cassino.

È uno dei cinque membri del «Wissenschaftlicher Beirat der Hansdschrifenzentren», organismo di consulenza deputato alla valutazione dei programmi nazionali di catalogazione (cartacea ed on-line), riproduzione, valorizzazione dei manoscritti conservati nelle biblioteche tedesche.

Presiede l’associazione paleografica internazionale «APICES. Association paléographique internationale culture écriture société».

Coordina il team «Codicology and Palaeography» nell’ambito del progetto «COMSt. Comparative Oriental Manuscript Studies», finanziato dalla European Science Foundation.


Titre et résumé de la conférence :

Dieci anni di Bibbie Atlantiche a Cassino

par Marilena Maniaci – Giulia Orofino

Sulle modalità con cui nel contesto della Riforma gregoriana viene ideata, pianificata e intensamente prodotta, dalla metà dell’XI secolo, una nuova e fortunata tipologia di libro della Bibbia molto si è scritto nel corso dell’ultimo decennio, sulla scia della mostra che, tenutasi a Montecassino e a Firenze tra 2000 e 2001 ha riunito per la prima volta una significativa selezione di Atlantiche.

Risultano oggi meglio note sia le motivazioni culturali del fenomeno, sia le caratteristiche materiali, grafiche e decorative di alcuni fra gli esemplari più antichi, sia – nelle linee generali – le vicende che hanno scandito, per oltre un secolo, l’ampia fortuna della Bibbia ‘atlantica’, fino alle ultime propaggini, ormai svuotate di ogni contenuto ideologico, attestate ancora alla fine del XII secolo.

Le Bibbie atlantiche sono tuttavia ancora ben lontane dall’aver svelato tutti i loro segreti, specie per quanto riguarda le sedi e i meccanismi di organizzazione del lavoro e di coordinamento fra gli allestitori (artigiani, copisti, miniatori) e ancor più la fisionomia materiale e filologica degli antigrafi impiegati non solo per la trascrizione del testo, ma anche di prefazioni, prologhi, tituli e sommari, presenti nelle Atlantiche con abbondanza ancora inesplorata di varianti e di combinazioni. Abbandonata la visione monolitica di una recensio originale e comune all’insieme delle Bibbie, l’esatta natura dello sforzo ‘editoriale’ indubbiamente richiesto dall’allestimento delle Bibbie rimane tuttora in attesa del necessario approfondimento.

Per quanto attiene agli aspetti storico-artistici, l’avviata verifica degli aspetti quantitativi degli apparati ornamentali (dimensioni, frequenza, distribuzione) e del riscontro puntuale tra testo ed immagine si è rivelata imprescindibile per affrontare i problemi relativi alla nascita del ciclo illustrativo, alla sua stabilizzazione e alla costituzione delle varianti sia in senso diacronico che sincronico e, considerando che le Bibbie atlantiche erano destinate all’uso pubblico e collettivo, per valutarne meccanismi di fruizione ed efficacia comunicativa.

Presupposto indispensabile per un ulteriore progresso delle conoscenze è un lavoro approfondito di scavo da compiere sui singoli testimoni, finalizzato alla raccolta di tutti gli indizi utili a consentire confronti, a confermare (o smentire) su basi più ampie e più solide antiche ipotesi di raggruppamento in famiglie, a far emergere nuove affinità, a precisare le coordinate cronologiche e geografiche entro le quali inquadrare l’evoluzione della tipologia.

Come premessa ad un’indagine di più ampio respiro, abbiamo inteso applicare questo approccio allo studio della cosiddetta Bibbia di Ávila, notissima per la complessità delle vicissitudini che l’hanno condotta ad assumere un assetto alquanto diverso da quello originario e per l’eccezionalità del ciclo iconografico da cui è corredata, ma ancora gravata da un consistente bagaglio di interrogativi irrisolti. Presenteremo quindi, nel nostro intervento, i dati nuovi emersi da una descrizione dettagliata della Bibbia, accompagnati da una rassegna di questioni aperte e da alcune prime indicazioni per un loro possibile approfondimento.

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